Induismo balinese: la religione sull’isola degli Dei

La prima volta che sono arrivata a Bali sono stata accolta dagli odori che si sentono sull’isola. In particolare dagli incensi. Parte immensa del fascino di questo luogo è sicuramente la religione e questi incensi non sono messi lì per strada a caso.

Se vieni qui per la prima volta sarai ammaliato dalle donne che compiono dei riti, per le strade troverai dei piccoli cestini preparati con cura ogni giorno dalle donne balinesi e a volte capiterai vicino a feste religiose e ti guarderai intorno con curiosità.

Prima però bisogna fare un passo indietro e capirne di più sulla cultura e la religione di Bali. Un passo alla volta.

Carong sari, offerta balinese al porto di Nusa Penida

Indice

L’induismo alla balinese

Nel mio lungo viaggio mi sono informata come potevo: parlando con i locals, ponendo loro molte domande, osservando le loro cerimonie e andando anche al museo di storia locale per capirne di più. Di seguito, quello che ho imparato e che ora condivido con te.

Bali fa parte dell’arcipelago indonesiano ed è il centro principale della religione induista in Indonesia. A differenza delle altre isole, dove invece a prevalere è la religione musulmana, Bali è conosciuta per i suoi rituali, le sue preghiere e le sue tradizioni indù. Non a caso è conosciuta anche come “Isola degli Dei“.

Qui si pratica l’Agama Hindou Dharma, ovvero l’induismo del Dharma, legge universale che riguarda e stabilisce l’ordine degli esseri e delle cose.

Il principio alla base dell’induismo è che ci siano le forze del bene, note come dharma e le forze del male, adharma. Si passa quindi una vita a pregare di avere e mantenere questo equilibrio tra le due forze, per potersi liberare dal ciclo della reincarnazione e raggiungere lo stato chiamato moksa.

L’induismo balinese divide inoltre il cosmo in tre livelli.

Il livello più alto è il cielo, o suarga, la dimora degli dei. C’è poi il nostro mondo, quello degli umani, buwah. Infine c’è l’inferno bhur, simile al cattolicesimo dove ci sono demoni e uomini che sono puniti per i peccati sulla Terra.

I tre livelli si riflettono nel corpo umano: testa, corpo e piedi.

L’induismo balinese è diverso da quello praticato in India da cui però discende, ed è influenzato fortemente anche dal Buddhismo, dall’Animismo e dal culto degli antenati.

A Bali si crede in diverse divinità:

  • Ida, Dio supremo
  • Brahma – presente anche nella cultura indiana -, il creatore,
  • Vishnu, conservatore e protettore
  • Civa o Shiva, il trasformatore

Tra le divinità c’è anche Ganesh, Dio protettore della casa (per questo motivo statue di Ganesh sono piazzate di fronte alle abitazioni o ai locali), e Garuda (anche simbolo della compagnia aerea), capostipite della stirpe degli uccelli. Ma non finiscono qui, le divinità sono tantissime e queste non sono solo che alcune. C’è una divinità per ogni elemento della vita, per la natura, per i fiumi e i laghi, per l’oceano, per la fertilità e la raccolta di riso e tante altre.

La divinità più importante è Sanghyang Widi Wasa (Acintya) considerato il Dio del tutto in uno che è raffigurato con un trono vuoto protetto dal poleng, motivo a scacchi bianchi e neri, e dal tedung, un ombrello cerimoniale con i fronzoli dorati.

La vita balinese è retta dall’Ordine cosmico. Nulla è qui a caso: i templi, la scelta degli abiti, le case, i villaggi, il rapporto con il mare e le montagne e la natura tutta è strettamente legata e dipende dall’Ordine cosmico.

Le offerte balinesi

Carong sari, offerta balinese

I balinesi consacrano tantissimo tempo alla religione. Il loro ritmo è scandito dai rituali. Ogni giorno bisogna infatti dedicarsi ai rituali sacri conosciuti come yadnya, durante i quali gli dei, la natura, gli esseri viventi e i morti sono celebrati e ricevono quelle conosciute come “offerte“.

Le offerte più utilizzate e quelle che si vedono ovunque sono canang sari, cestini intrecciati a mano con foglie di palma o pandan e riempiti di fiori freschi solitamente di colore arancione, fucsia, celeste e bianco rappresentanti le varie divinità. Poggiati in questi cestini ci sono anche del riso bianco e un piccolo cracker, una caramella, a volte monete e sigarette. Infine, l’incenso dal profumo intenso e che si espande per le strade di Bali.

In tutta onestà il primo pensiero – ingenuo – fatto appena ho visto queste donne poggiare i cestini per terra è stato “Che carine, danno il cibo ai gatti randagi”.

In effetti è stato lecito pensarlo, perché i gatti si avvicinano davvero per mangiare il riso.

Quando poi ho visto che questi cestini erano posti anche sull’alto dei santuari mi son detta che qualcosa non andava nella mia narrazione e ne ho voluto sapere di più.

In effetti, le offerte sono poste per terra per tenere buone le divinità cattive e in alto sui tempietti per fare una preghiera per le divinità buone. Spiegato il mistero. Tutto è infatti in equilibrio, e sia il bene che il male esistono per la religione balinese, uno serve all’altro e si intrecciano di modo tale da far funzionare quel famoso Ordine cosmico.

Niente gatti quindi.

Queste offerte vanno fatte tre volte al giorno: prima di fare colazione, prima di pranzo e la sera prima di cenare. La dedizione è tantissima, perché le donne balinesi pensano ogni giorno a creare cestini di palma, riempirli di offerte, pregare e poi adempiere agli altri compiti della giornata. Negli anni si sono sviluppati nuovi mestieri, artigiane di cestini da offerte, così è facile risparmiare tempo e andare al mercato per comprare i cestini già pronti.

Essendo molti di questi piccoli cestini per strada, sarebbe bene non calpestarli, per una forma di rispetto nei confronti dei balinesi e anche perché, se sei superstizioso, porta sfortuna.

Per i santuari principali e per le cerimonie più grandi le offerte sono più elaborate.

Ci sono dei portafrutta a più piani, intrecciati con foglie di banano e grandi cesti quadrati riempiti di frutta, dolci e fiori. Le donne procedono con cautela con questi cesti in equilibrio sulle teste per poi adagiare le offerte sull’altare.

Nulla viene “sprecato” tuttavia. Una volta finita la cerimonia, è il momento della condivisione: è possibile prendere la frutta e mangiarla. Ho avuto il piacere di ricevere frutta dopo un rituale ed è un bel gesto, piccolo ma per niente scontato e soprattutto accompagnato dai sorrisi dei balinesi.